mercoledì 3 agosto 2011

Valutazione “sperimentale” all’Istat: solo propaganda filo governativa? A farne le spese saranno comunque il personale e i Capi Servizio

Ad un mese dal nostro ultimo comunicato sulla maldestra applicazione del Dlgs. 150/2009 nel nostro Istituto, l’Amministrazione continua ad apparire in uno stato decisamente confusionale. Dopo essere stati costretti a fare marcia indietro rispetto all’impraticabile applicazione per il 2011 del sistema e all’assurda pretesa di far controfirmare le schede di valutazione dai lavoratori, ora di gran corsa sembra si stia partendo con la cosiddetta “sperimentazione” del sistema di valutazione della performance.
Un modo come un altro per far sapere al ministro più maleducato della Repubblica, che questo sistema ha “ideato”, che all’Istat la valutazione del nulla e la trasparenza degli spiccioli piacciono proprio tanto. Il ministro Brunetta beneficerà senza dubbio dell’accondiscendenza dell’Istat in un quadro come quello del comparto Ricerca, in cui nessun Ente ha intenzione di favorire la messa in opera del ridicolo dispositivo di pseudo valutazione previsto dalla 150/09.

Eppure, a nostro avviso, la trovata della “sperimentazione” utilizzata per aggirare le nostre azioni di contrasto non riuscirà a far applicare l’inapplicabile al nostro Istituto. La Flc Cgil infatti ha, nella giornata di ieri, inviato una lettera di contestazione indirizzata a tutti i capi servizio, in cui si ribadisce l’illegittimità del ruolo di valutatori ad essi assegnato. La lettera
è un invito a desistere dal procedere con la valutazione del personale, a rifiutarsi per evitarne le conseguenze. Nella comunicazione si precisa che i lavoratori valutati ai sensi della 150/09 da un soggetto non deputato a svolgere tale valutazione subiscono una lesione dei propri diritti e dei propri interessi. Nel caso in cui il capo servizio dovesse procedere comunque alla valutazione e da quest’ultima risultassero conseguenze di natura giuridica ed economica la responsabilità, sia civile che amministrativa, sarebbe anche a
loro carico. Per quanto riguarda poi i ricercatori e tecnologi, per i quali si resta in attesa della delibera Anvur, l’irragionevolezza della valutazione e lo sperpero di risorse connesso, sono ancora più evidenti (in assenza di qualunque indicazione, su quali fondamenti si dovrebbe andare a svolgere la sperimentazione?). Ricordiamo che questa lettera segue ed
è coerente con quella inviata al Presidente Giovannini l’11 luglio scorso, in cui si denuncia l’illegittimità dell’affidamento del ruolo di valutatori del personale non dirigenziale ai capi servizio; i quali peraltro, oltre ad essere stati investiti di compiti che la legge attribuisce esclusivamente ai dirigenti, sarebbero anche sottoposti fin dall’anno corrente alla
valutazione della performance “con effetti giuridici ed economici”, anche qui in contrasto con la normativa vigente.

L’aspetto incredibile di questa vicenda è che, nella riunione tra capi servizio, presidente e direttore generale tenutasi lo scorso luglio sulla valutazione, sono emersi con chiarezza i dubbi e le perplessità oggettive derivanti dalle scelte errate dell’Istituto su questa materia.
Sembrerebbe che in quella sede i capi servizio siano stati addirittura aspramente redarguiti e perentoriamente invitati ad eseguire le decisioni prese dai vertici. Evidentemente per Presidente e Direttore Generale sindacati, lavoratori, e in ultimo perfino i responsabili dei servizi, sono tutti, ma proprio tutti, dissennati disturbatori dei propri brillanti disegni.
Come nella barzelletta dell’automobilista che va contromano in autostrada credendo siano gli altri a sbagliare, anche all’Istat tutto il mondo ha torto e qualcuno, incompreso, ha sempre ragione.

D’altronde lo scopo della Brunetta, molto in sintonia con l’amministrazione Giovannini e la sua riorganizzazione, è esattamente quello di sottomettere lavoratori ed organizzazioni sindacali, irrigidire la gerarchia degli istituti, accentrare il comando, politicizzando pesantemente anche il governo dei processi di produzione: alla faccia dell’autonomia della ricerca. Non sarà sfuggito, da questo punto di vista, l’art. 1 del nuovo Regolamento d’Istituto, nel quale si dichiara che l’ordinamento dell’Istat “si ispira”, in tema, ai principi individuati dal sagace Brunetta.

La corsa folle dell’Istat verso l’applicazione della Brunetta qualcosa di molto concreto lo ha già creato: spreco immane di tempo, scialo di risorse, aumento della demotivazione sia nel personale che nella dirigenza intermedia (che si trova oggi esattamente al centro di questa pericolosa commedia). La sperimentazione improvvisata dei vertici dell’Istituto, priva di finalità e direttive chiare, se non quelle della propaganda governativa, per ora ha causato
un procedere in ordine sparso dei diversi servizi, anche per quanto riguarda
l’assegnazione degli obiettivi e la consegna delle schede di valutazione al personale. In alcuni casi ci sono stati vari incontri tra capo servizio e personale – incontri in cui peraltro in luogo dei dovuti chiarimenti spesso sono emerse soltanto lacune ed errori del sistema –
in altri il personale si è visto recapitare le schede di valutazione via email, senza aver mai affrontato il tema con i propri superiori, ed infine una parte del personale non ha ricevuto né documentazione né schede di valutazione. Con la conseguenza che sulla
“sperimentazione” per il 2011, e finanche sui contenuti delle schede (obiettivi e
comportamenti) per gran parte dei lavoratori c’è il buio completo!

In conclusione si ribadisce l’invito ai capi servizio a rifiutarsi per propria autotutela, di svolgere la valutazione del personale. Ridicolo, a tal proposito, chi si spinge a sostenere che gli atti della riorganizzazione dell’Istat siano utili ad assimilare i dirigenti di ricerca alla
dirigenza amministrativa ai sensi della 165/01. D’altro canto se istituti come l’Inail (che comprende oggi l’ex Ispesl), che in una prima fase avevano ipotizzato nei propri documenti di lavoro di individuare i responsabili di struttura come valutatori, poi hanno fatto repentinamente marcia indietro in sede di stesura del testo definitivo, il ragionevole dubbio, se non riesce a permeare i vertici d’Istituto, è bene che informi quantomeno chi rischia di pagarne le conseguenze in prima persona.

L’invito ai lavoratori oggetto di sperimentazione resta invece quello contenuto del
comunicato di Luglio. Non collaborare a nessun titolo, individuare tutti i livelli di contraddizione del sistema, ma non evidenziarli in questa fase. Ricordiamo infatti che la valutazione per l’anno corrente, non ha conseguenze giuridico economiche perchè sperimentale, e i contenuti sono difficilmente impugnabili in sede giudiziaria. Le critiche che evidenzino le numerose falle del sistema è bene conservarle per quando cesserà la sperimentazione e si entrerà nella fase di valutazione vera e propria, se mai ci si arriverà.

Flc Cgil Istat, 3 agosto 2011

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