mercoledì 15 giugno 2011

Scienza e fede Prove di dialogo di Luigi Accattoli in “Corriere della Sera” del 14 giugno 2011

Piergiorgio Odifreddi (shot taken in Turin)Image via Wikipedia su: Piergiorgio Odifreddi, "Caro Papa, ti scrivo. Un matematico ateo a confronto con il papa teologo"

Scienza e fede Prove di dialogo
di Luigi Accattoli
in “Corriere della Sera” del 14 giugno 2011
«Aspetto la dissoluzione della morte, ma non un’altra vita in un mondo che non verrà»: così termina
il «Credo laico» che Piergiorgio Odifreddi, matematico e ateo combattente, propone a pagina 182 di
Caro Papa, ti scrivo. Un matematico ateo a confronto con il papa teologo (Mondadori, pagine 190,
€ 17,50). Non sorprenderebbe granché se un giorno Piergiorgio Odifreddi si convertisse al
cristianesimo, al quale appartenne da giovane: raramente si era visto un ateo dichiarato dedicare
tanto tempo a discutere con i credenti. Dopo Il Vangelo secondo la Scienza (Einaudi, 1999) e
Perché non possiamo essere cristiani (Longanesi, 2007), si era impegnato a dibattere per un mese
intero, facendo a piedi il Cammino di Santiago, le ragioni della fede e della scienza con Sergio
Valzania e Franco Cardini (La via lattea, pubblicato da Longanesi nel 2008). Ora alza il tiro e
incrocia le armi con Papa Ratzinger. Benedetto XVI per ora non l’ha incontrato, ma non è da
escludere che un giorno l’incontro avvenga. La lettera che gli scrive prende come «riferimento» il
capolavoro giovanile del Papa teologo, Introduzione al cristianesimo (Queriniana, 1969). Ratzinger
in quel lavoro si confrontava con la scienza ed ecco Odifreddi che affronta le opinioni affermate dal
teologo e si adopera a confutarle da matematico. Tende insomma a realizzare — così si esprime il
risvolto di copertina — un’introduzione all’ateismo speculare a quella di Ratzinger al cristianesimo.
Lamenta Odifreddi il fatto che il Papa non abbia ricevuto nel 2008 i partecipanti al Festival di
Matematica — come egli gli aveva chiesto per lettera — e lamenta che il cardinale Gianfranco
Ravasi non abbia invitato lui, Odifreddi, alle prime tornate del «cortile dei gentili». La lettera al
Papa sembra porsi come un appello diretto alla massima istanza per avere un’interlocuzione. Ora è
vero che Odifreddi — come lo accusa Ravasi — guarda al cristianesimo «con ironia e sarcasmo»,
ma è vero anche che il confronto a modo suo lo svolge. Questo libro conferma l’atteggiamento già
noto con una qualche correzione in direzione di un maggiore rispetto, forse a motivo
dell’interlocutore che si è scelto, o forse proprio per propiziare un futuro incontro. Più volte
Odifreddi «prende atto» di argomentazioni valide che incontra nel volume ratzingeriano e gli rende
«l’onore delle armi», sia per il «coraggio» di affrontare gli «enormi problemi» che la modernità
pone alla fede cristiana, sia per il «tentativo» di far incontrare il credente e il non credente «sul
terreno dei reciproci dubbi». E questo terreno Odifreddi l’accetta. Ma anche gli muove, nei venti
capitoli, una decina di radicali contestazioni. Sul «progetto intelligente» e l’evoluzionismo, che il
Papa condannerebbe senza averne una vera «conoscenza». Così come mostrerebbe di avere
«un’immagine disinformata e inadeguata dell’intera impresa scientifica». Sull’indebita fiducia che
Ratzinger presta ad Heidegger, che lo indurrebbe a ritenere che «la scienza non pensa». Sul
«concetto di verità e di realtà» della scienza di oggi, che il Papa segnalerebbe come depotenziato,
mentre è «esattamente» quello dell’antichità. Sulla poligamia e l’omosessualità, sulla castità e la
legge del celibato: sostenendo che «contro natura» sono le ultime e non le prime. Sulla «storicità dei
Vangeli» e sulla possibilità per noi di accedere al «Gesù storico». Sul «messaggio» di Gesù, che a
Odifreddi appare «come una strana mistura di ingenua sapienza, sciocca ciarlataneria e infatuata
aggressività». Se il Papa o Ravasi accetteranno il confronto vorrà dire che sono buoni incassatori.
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