lunedì 20 giugno 2011

FUOCO INCROCIATO SUI SALARI DEI DIPENDENTI PUBBLICI - con le dichiarazioni di susanna camusso (cgil) e rafffaele bonanni (cisl)

 da leggere "circolare tremonti" dle 15/04/2011 su inasprimento blocco contratti nella p.a. (http://www.rgs.mef.gov.it/VERSIONE-I/CIRCOLARI/2011/Circolaredel15aprile2011n12.html)

12/06/2011 |  Unità  |  Lavoro









Gli stipendi pubblici volano solo per la Banca d'Italia
http://www.cgil.it/RassegnaStampa/articoloprint.aspx?ID=6419
È scontro sugli stipendi pubblici: secondo Bankitalia le retribuzioni, al lordo, sono cresciute del 22,4% dal 2002 con un tasso di oltre tre volte superiore a quello del totale dei lavoratori dipendenti (+6,8%), ma i sindacati confutano i dati e spiegano quale sia la reale situazione. Arriva anche la precisazione dell’Aran (l’agenzia negoziale per il pubblico): la dinamica sostenuta è relativa ai primi anni, mentre nel biennio 2008-2009 gli stipendi pubblici sono cresciuti in termini reali solo dello 0,60%. L’asettica relazione di Bankitalia dipinge un quadro piuttosto roseo: nel complesso - secondo la tabella sulle retribuzioni - i lavoratori dipendenti sono passati da 21.029 euro nel 2002 a 22.467 (+6,8%), anche se con grandi differenze tra i comparti. Ma«quello che è aumentato - attacca la segretaria Cgil Susanna Camusso - sono le disuguaglianze ». «Basta chiedere a un infermiere o a un insegnante e verifichiamo - spiega – Sono cresciute le disparità nelle retribuzioni, come è accaduto nel privato, perchè certi posti di direzione guadagnano fino a 1500 volte ciò che guadagna un lavoratore». Raffaele Bonanni, leader Cisl, si appella al governo «perchè chiarisca: non vorrei che si sia cornuti e mazziati». Poi spiega: «Mentre per l’industria la media si calcola sugli operai, vorrei ricordare agli amici di Bankitalia che evidentemente hanno avuto qualche sbandamento che quando fanno medie calcolano anche generali, ambasciatori, primari, prefetti, manager, che spesso sono uno ogni sette persone e guadagnano tre-quattro volte rispetto a un impiegato qualsiasi». La Uil ricorda anche che i pubblici «hanno già dato» con il blocco dei contratti fino al 2013 previsto dalla manovra correttiva dell’anno scorso. Ma torniamo alle tabelle, per le quali in media i dipendenti pubblici che potevano contare nel 2002 su 23.813 euro nel 2010 hanno raggiunto i 29.165 euro (dati deflazionati) portando a casa nel periodo un aumento di oltre 5.200 euro (il 22,47%). Al top per percentuale di aumento ci sono i travet seguiti dai lavoratori dell’industria (da 21.047 euro medi nel 2002 a 23.275 nel 2010 con un +10,5%) e del commercio (+6,8% ma con appena 20.733 euro nel 2010). Il settore che nel 2010 aveva in media la retribuzione reale più alta resta quello dell’intermediazione monetaria e finanziaria (39.106 euro con un aumento reale rispetto al 2002 del 4,79%), seguito dalla pubblica amministrazione e dalla sanità e altri servizi sociali ma a distanza (26.600 euro per quest’ultimo settore, aumento del 6%). In fondo alla lista restano i dipendenti dei servizi domestici (11.948 euro con un +2,7%reale dal 2002),mail comparto che è rimasto completamente al palo per quanto riguarda gli aumenti reali è quello dei trasporti, magazzinaggio e comunicazioni. Tra il 2002 e il 2010 il potere d’acquisto delle retribuzioni del settore è aumentato di appena lo 0,31% arrivando a 23.350 euro (da 23.277). C’è poi il capitolo ore lavorate: i pubblici lavorano 1.438 ore l’anno (la settimana è di 36 ore) a fronte delle 1.704 medie dei settori privati. Di fatto quindi, se si considerano giornate lavorative di 8 ore, gli impiegati stanno in ufficio ogni anno circa 33 giorni in meno rispetto ai dipendenti dei settori privati. La situazione, comunque la si guardi, si prepara a peggiorare: gli stipendi saranno bloccati fino al 2013 mentre dal 2012 le donne dipendenti della pubblica amministrazione resteranno al lavoro, come gli uomini, fino a 65 anni a meno di non poter accedere alla pensione di anzianità.
La.Ma.



Stipendi statali, sindacati contro i dati Bankitalia - Il Sole 24 ORE

Stipendi statali, sindacati contro i dati Bankitalia - Il Sole 24 ORE